Era nata proprio il 22 dicembre e registrata al Comune nello stesso giorno.
Era nata col freddo e con la fame, mentre suo padre Domenico era confinato politico da
circa 5 mesi destinazione Lampedusa e la madre, Melina, la teneva tra le braccia
e piangeva. Infatti lei doveva lavorare, aveva già due figli da badare, doveva
alzarsi all'alba tutte le mattine, per andare a fare il pane nella panetteria di don
Micuzzu, detto Cciocca , quella bambina non ci voleva....
Con quel poco che guadagnava, una lira, un pane ed un panino al giorno, Melina
doveva mantenere la famiglia e pagare l'avvocato per far tornare a casa il marito.
Altra complicazione, Melina non poteva allattare la figlia, perchè le privazioni e i
dispiaceri, le avevano tolto il latte e la prima pastina per la piccola gliela aveva regalata
donna Carolina, sua vicina e compagna di scopa e briscola nelle serate d'inverno.
Teresa, ogni tanto veniva a prenderla la nonna materna e la portava in campagna
Marucumbo, di cui mantiene qualche ricordo, risalente ai tre anni.
Per esempio ricorda bene le tre zie, Bruna, Peppina e Matilde, che la coccolavane e le
volevano bene.
Bruna, aveva scelto di andare a Tripoli , come tante altre giovani, per fare la sarta ;
Peppina restò coi genitari per tanto tempo ancora, fino a tanti anni dopo, quando
alla nascita del secondo figlio, morì di parto per l'incuria della levatrice e del medico.
Matilde, era andata a Roma per fare la cameriera ,raccomandata presso una
famiglia bene.
Questo era successo quando Teresa aveva tre anni, ed era uno dei primi ricordi,
Perchè Melina , visto che andava nella capitale le regalò un paio di zoccoli,
Aveva comprato solo i legni però, perchè le strisce di tela le fece lei con la macchina
da cucire e poi le attaccò con dei chiodini comprati apposta.
Quando aveva quattro anni (aveva ancora i riccioli biondi, come si vede dalla sua
prima fotografia) un altro ricordo indelebile, ma di lutto stavolta.
Era arrivata notizia, infatti, che era morto in guerra, in Grecia lo zio Ciccillo,
fratello di sua madre, che disperata piangeva e gridava :" Fratello mio
disgraziato"
Ma come, pensava Teresa, è morto e gli dice pure queste parole?, perchè ai ragazzi
"disgraziato" lo urlava per rimproverarli quando la facevano disperare.
Di Bova ricordava anche due militari, che abitavano in una camionetta sotto la finestra
della sua cucina, di cui uno si chiamava Manone , era emiliano e si era affezionato a lei
perchè aveva due figli maschi e gli sarebbe piaciuto avere una bambina come lei.
Quando cucinavano dentro la camionetta, attraverso la finestra arrivavano certi odorini....
e Manone chiamava: Teresa, ti piace la provola, ti piace la mortadella?
Siiii, risponeva lei e andava a mangiare delle cose buone, ed era contenta.
Non era contenta Melina però, perchè pensava che la camionetta potesse attirare
le bombe. Anche perchè, diceva, da una parte c'era il Municipio, dall'altra l'istituto
delle suore, e la sua casetta in mezzo, magari sarebbe presa in pieno e distrutta!
Le suore infatti, dove Teresa andava all'asilo, stavano proprio di fronte a casa sua,
e aiutavano come potevano Melina, tenendole i bambini quando doveva andare in campagna,
a Marucumbo, e tante volte facevano dormire la famigliola da loro, specie se gli aerei
passavano rombando sul paese. Allora si univano i tavolini dove mangiavano i bambini
dell'asilo, si mettevano sopra dei materassi, preparando alla meglio dei lettini.
In seguito, nel dopoguerra, quando in paese c'era tanta fame, mentre, in campagna
Marucumbo, dove Melina, i figli e Domenico tornato dal confino, si viveva con
più roba da mangiare, più volte Domenico aveva portato l'asino pieno di viveri per
le povere suore, che ringraziavano felici.
Non erano certo generasità dettate della simpatia verso il clero, ma dettate da un vero
senso di umanità e di bontà verso quelle donne abbandonate da tutti, che avevano poco o
niente da mangiare.
Questi i ricordi più lontani, ma ancora vivi nella memoria.
Bello il tuo racconto,bello perchè vero,autentico,e nella nostalgia di un mondo andato,non c'è segno di tante privazioni cui eravamo giocoforza sottoposti,e che qualche segno pure lasciavano,ma racconti solo la dolcezza dei ricordi per le persone che circondavano di cure e di affetto,come meglio potevano,la piccola Teresa.
RispondiEliminaOttima scelta la trasposizione in terza persona.
RispondiEliminaMi piace l'effetto che fa: continua!
Ciao
Nina
Si, ogni tanto vado in cerca di antichi ricordi e della spensierata infanzia , che anche
RispondiEliminase c'era la guerra, la fame e le privazioni, ha lasciato nella memoria una scia
di tenerezza. Grazie, CHICCHINA, grazie NINA.
Trovo che non ci sia nostalgia e nanche dispiacere per come andavano le cose,
RispondiEliminasento la dolcezza e la chiarezza di com'era allora. Cose dette così come sono.
Ma quella teresa non eri te o no?!
Ciao, buone feste a tutte tre.
Ciao Massimo e dato che ci sono tanti tanti auguri di buone feste e felice anno 2014!
RispondiEliminaLa fanciullezza è sempre ricordata con affetto, almeno per me è così.
A PRESTO CIAO.