lunedì 30 settembre 2013

Traduzione della poesia a Pasquino.

                             A Pasquino

Caro Pasquino, degno professore

avevi il cuore più grande del mare

per la Calabria sei stato un fiore

stella splendente tra tante stelle rare.

Non so se i versi miei hanno valore,

son stati scritti in momemnti amari:

ora che sei insieme con il Signore,

caro Pasquino non ci abbandonare.

Perchè sei stato un uomo di buona razza,

e nel mondo ti sei fatto amare.

Hai inventato pure i "poeti in piazza"

e, in quelle sere assai particolari,

portavi sempre un poeta in braccio,

come fa un padre con i suoi figlioli.

Antonio Zurzolo.

                

Caro Pasquino

Pubblico, col suo permesso, una poesia di Antonio Zurzolo, dedicata a Pasquino.


                     Caro Pasquino,
degnu professuri, ndavivi u cori cchiù grandi du mari,

pa Calabria fusti nu fiuri, stidda lucenti nta li stiddi rari.

Non sacciu si i versi mei ndannu valuri,

ca furu scritti nta momenti amari:

ora chi ssi ansemi c'ù Signuri,

caru Pasquino non ndi bbandunari.

Ca fusti nu cristianu i bbona rrazza

e nta lu mundu ti facisti amari

mbentasti puru li "poeti mpiazza"

e, nta gli siri assai particulari,

portavi sempri nu poeta mbrazza,

comu faci nu patri e sò cotrari.

lunedì 9 settembre 2013

SAN PASQUALE (dedicata a Cristina mia cugina)

Tra i capelvenere e il verde muschio scuro,
correva l'acqua nel piccolo canale,
accanto al fico, al bergamotto, al pruno
e al melograno coi suoi rossi fiori.
        
      A piedi nudi nell'acqua gelata
      attente alla gonnella che si bagna,
      di corsa, poi salir per la vallata:
      l'estate mia era quella, alla campagna.

Mi eri compagna tu, gli stessi anni,
la stessa voglia, tanta, di giocare,
correre divertirsi e litigare,
tra gli oleandri rosa a San pasquale.

      A volte poi il grammofono suonava
      "fontana muta, c'è una chiesetta amor, la paloma":
      a quella melodia noi si ballava,
      musica dolce che ricordo ancora.

C'eran mattine che all'alba ci si alzava
per raccogliere i capperi spinosi,
l'odor di nepetella ci inebriava,
su per i campi e le valli odorose.

      C'erano i nonni allora e tanti zii
      tenero il cuore e dura la parola:
      la nostra fanciullezza c'era allora
      e la felicità fatta di poco
      ma il nostro grande affetto dura ancora.